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CHI HA INVENTATO LA LANTERNA MAGICA?

 

 

Una delle prime apparizioni della lanterna magica si ha nella seconda edizione del 1671 dell’Ars         magna lucis et umbrae in decem libros… (La grande arte della luce e dell’ombra in dieci libri…) del         padre gesuita Athanasius Kircher dove, nel decimo libro dedicato alla magia, ben tre pagine sono            dedicate alla “lanterna magica o taumaturgica” e due incisioni accompagnano la descrizione.

 

 

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 Kircher descrive e illustra questo nuovo strumento come una grande sala, del tutto simile a una camera oscura, all’interno della quale è posizionato un lume, che serve a illuminare otto immagini che vengono proiettate su una parete attraverso un obiettivo con lenti; un camino posto sulla sommità della camera rende possibile la fuoriuscita del fumo prodotto dal lume. Le due immagini proiettate sulla parete sono un’anima del purgatorio che brucia tra le fiamme e la morte che tiene in mano la falce e la clessidra.

Il primo scienziato che studiò e diffuse in Europa la lanterna magica fu Christiaan Huygens, un celebre matematico, astronomo e fisico olandese, e oggi è a lui che ne viene attribuita l’invenzione.

 

 

 

 

​La passione per l’ottica e il movimento delle figure gli è stata tramandata, probabilmente, dal padre.

Sappiamo che Christiaan disegna a china, su un foglio di carta conservato presso la Biblioteca universitaria di Leida, dieci scheletri che compiono diverse azioni: si tolgono e rimettono il cranio, muovono il braccio, lanciano in aria il cranio di un altro. Huygens scrive nella didascalia: “rappresentazioni a mezzo di vetri convessi con la lampada”; si tratta della prima rappresentazione grafica conosciuta di un vetro per lanterna magica che ricrea il movimento.

Non possiamo sapere se l’invenzione della lanterna fu un fatto casuale o se Huygens, magari affascinato dai racconti del padre, avesse deciso di costruire una macchina in grado di produrre   visioni simili.

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Sta di fatto che la notizia dell’invenzione di questo straordinario apparecchio iniziò subito a circolare in tutta Europa, ma sembra che per Huygens la lanterna magica rivestisse una scarsissima importanza. Il padre, d’altro canto, si dimostrò subito elettrizzato dal nuovo strumento, al punto da commissionarne un esemplare al figlio; Christiaan non fu per nulla entusiasta della richiesta del padre. Per impedire al padre di tenere uno spettacolo con la lanterna magica, escogita l’unico sistema possibile: fornisce al padre una lanterna manomessa, in modo da rendere impossibile qualsiasi proiezione.

 

 

 

 

E così la lanterna giacerà per anni nel granaio di Huygens, dimenticata in un angolo e privata delle lenti, in maniera che nessuno potesse appropriarsi del segreto della sua costruzione. A chi chiedeva notizie sulla lanterna Huygens rispondeva che ne aveva dimenticato i principi ottici della costruzione. Per moltissimi anni non citerà più la lanterna magica e in nessuna delle sue lettere o dei suoi appunti troviamo un accenno allo strumento del quale tanto si vergognava.

Per secoli, quindi, il nome di Christiaan Huygens non fu più associato a quello della lanterna magica.

 

Il primo a parlare chiaramente di lanterna magica è l’italiano Francesco Eschinardi, un matematico e gesuita che viene a conoscenza, non si sa come, del segreto della lanterna, ed è proprio grazie ad una sua pubblicazione sulla lanterna che questa viene battezzata definitivamente “magica”.

 

 

 

 

 

 

 

La cosa interessante è che Eschinardi, al contrario di Huygens, non la tratta come un oggetto disprezzabile, anzi, la considera uno strumento ottico di vitale importanza.

L’apparecchio possiede, ai suoi occhi, virtù non solo scientifiche, ma anche artistiche.

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