Moda femminile
Costantinopoli,diventò un punto di riferimento anche per l’abbigliamento. Tuttavia è sotto l’imperatore Giustiniano I (462-565) e la moglie Teodora che la città raggiunse il suo massimo splendore.
Avvolti nei loro tessuti preziosi, nel palazzo ricco di marmi e mosaici d’oro e ricoperti di gioielli, Giustiniano e Teodora si presentavano al mondo nell’ineffabile luce del loro sfarzo.
Ravenna conserva ancora nei suoi mosaici l’immagine dell’imperatore e della sua corte. Nella Basilica di San Vitale sono conservati due importanti mosaici che ritraggono la coppia regale circondata dal loro seguito.
Teodora, che aveva origini modestissime, era riuscita a salire alla dignità imperiale e si era circondata di un’aureola soprannaturale. Posta frontalmente, Teodora reca in mano una coppa (simboleggiata da una fontana di acqua zampillante) che sta per offrire alla Chiesa.
L’imperatrice indossa una tunica in seta e un mantello (clamide) purpureo su cui spiccano i ricami raffiguranti i Re Magi in processione. Teodora si distingue per lo splendore dei suoi gioielli: un grande diadema con perle e gemme, lunghi orecchini e una mantellina (sopraomerale) anch’essa incastonata di pietre preziose (maniakon) che ricorda quello dell’aristocrazia egiziana. D’altro canto gli influssi della civiltà del Nilo, conquistata da Alessandro Magno, non potevano non essere presenti in Grecia e in Turchia, grazie anche agli stretti rapporti commerciali. Le dame che affiancano l’imperatrice indossano dalmatiche (al tempo, spesso ornate da strisce verticali) e mantelli più corti e chiusi.
Sempre a Ravenna si può osservare un ulteriore esempio del costume bizantino nella Basilica di Sant’Apollinare Nuovo. Nella navata centrale, due teorie di Vergini e di Martiri si dirigono verso l’altare recando le loro corone sulle mani velate. Le donne indossano una tunica con la cintura sotto al seno, ripresa da un lato in modo da evidenziare l’orlo apparentemente tagliato obliquo.
Le cortigiane indossavano una sottotunica (paludamentum), coperta da una tunica trattenuta da una cintura e con collo, maniche e orlo ricamati. Portavano inoltre un mantello e nascondevano i capelli sotto una stola.
In netta antitesi con le vesti sciolte e aperte dei greci e dei romani, la caratteristica più marcata degli indumenti bizantini, sia maschili sia femminili, era di nascondere la figura di chi li indossava, cancellandone le forme con un taglio rigido che non aderiva da nessuna parte e con l’impiego di stoffe pesanti su tutta la superficie del corpo.
I mantelli (derivati dalla toga) furono sempre usati anche nei secoli successivi ed ebbero diversi tipi di nomi: la penula, era una mantellina rotonda con cappuccio a punta e un’apertura al centro per lasciare passare il capo, di stoffa pesante o di cuoio, usata durante i viaggi e soprattutto dai popolani. La casula era simile alla penula, ma più lunga e ampia. La lacerna, era un ampio e pesante mantello che si legava sulla spalla destra. Il pallio, invece, era un drappo rettangolare fissato sulla spalla sinistra. La clamide, era un mantello circolare corto, veniva fissato sulla spalla destra e copriva il lato sinistro. Nel periodo bizantino si arricchì di bordi ricamati e di un rettangolo di stoffa di diverso colore e decorata sul davanti, il tablion.
Le calzature usate erano i calcei, sandali in pelle con cinghie e i campagi (stivali in morbida pelle).
Le popolane vestivano tuniche lunghe, strette in vita da cinture, con maniche strette e semplici mantelli, simili a quelli degli uomini. Le donne dei ceti ricchi invece indossavano tuniche lunghe dritte, strette ai polsi, con cinture importanti e un mantello di tipo orientale, aperto sul davanti con due bande con orli ricamati con galloni. I gioielli erano cesellati con perle e cristalli.
Dunque, cercando di schematizzare: nei secoli VI/IX, il costume bizantino conservò alcuni elementi del costume greco-romano e la sua influenza si esercitò anche nei secoli successivi, sottolineando differenze solo fra i ceti ricchi e i ceti poveri. Le donne indossavano abiti molto simili a quelli delle donne romane del IV secolo, usando, però, tessuti molto ricchi e preziosi, pieni di ornamenti, tipica caratteristica bizantina. Esse indossavano sempre la tunica talare con maniche aderenti; sopra questa indossavano una tunica lunga con molte decorazioni, la “bizantina” con orlo dritto, oppure obliquo. Le decorazioni erano costituite da strisce applicate in oro o argento, o a vivaci colori: se erano verticali, dalle spalle all’orlo, si rifacevano alle antiche “clavi“, se era una sola striscia larga centrale, era il “patagio” bizantino, se, invece, decoravano i bordi in senso orizzontale, erano gli antichi “segmenta” romani.
Sopra queste tuniche le donne indossavano un ampio mantello circolare, fino a terra, con il foro centrale per il capo, di stoffa pregiata (come quello indossato dall’imperatrice Teodora). Di grande uso fu la cintura per appendere il borsellino in cui mettere i soldi, chiamato scarsella, molto usato anche nei secoli successivi.
Nel tardo periodo bizantino, come segno distintivo di grado sociale, si usò una lunga sciarpa con pietre ricamate su stoffe preziose, il loron, larga circa 15/25 cm., foderata con un altro tessuto prezioso, di varia lunghezza.
Le donne portavano capelli lunghi intrecciati intorno al capo, se sposate, o sciolti intrecciati con perle, se fanciulle.
I costumi dei secc. IX, X, XI, risentirono e continuarono le caratteristiche romaniche e bizantine, solo furono meno sontuose le stoffe, in quanto i Franchi non conoscevano le tecniche per tessere il lino e la seta, quindi utilizzarono il panno, sia per le tuniche che per le brache. Solo i ricchi continuarono ad usare il lino finissimo, le sete e i broccati.
Le donne indossavano una tunica senza maniche e la dalmatica, stretta da una cintura, ornata al collo da una striscia, che scendeva fino all’orlo. Sulla tunica talare (lunga) era fissata un’ampia sciarpa (tipo pallio) incrociata sulle spalle, con un lembo che scendeva sul davanti e l’altro sulle spalle e che spesso copriva i capelli. I capelli erano sciolti oppure intrecciati, coperti da un velo.
Le scarpe femminili erano ornate di arabeschi di pelle, fornite di una linguetta a copertura dello spacco sul collo del piede. Anche in questo periodo fu di gran uso la cintura per appendere il borsellino.