Editto di Teodorico
Si vuole per eccellenza chiamare così un corpo di leggi pubblicato per la prima volta da Pietro Pictet di su un manoscritto ora perduto che fu subito e giustamente riferito a Teodorico; poiché presupponeva la riverenza delle leges romanae e voleva essere obbedito da Goti e Romani considerati come fattori equivalenti di una medesima unità politica. Intendeva non solo di supplire alle leggi stesse, ma di ristabilirne l'impero in quanto non fossero debitamente osservate.
È composto da 154 capitoli, preceduti da un proemio e seguiti da un epilogo. Non si riscontra un piano sistematico che abbia servito di base alla distribuzione dei capitoli. Sono frammischiate norme penali e civili, sostanziali e formali. L'editto di Teodorico si soleva già attribuire di preferenza al 500 d. C., pensandosi che la celebrazione dei decennali potesse ben essere concomitante a un'opera di legislazione.
Non fu certo la sola opera legislativa di Teodorico, che si compiacque di esercitare frequentemente il suo ius edicendi con la collaborazione del senato. Alcuni editti furono anche pubblicati per uso particolare dei Goti.
I suoi successori legiferarono meno e meno bene.
Gli editti di Atalarico, di cui uno, in undici capitoli, si suol chiamare l'editto di Atalarico per eccellenza, chiudono sotto un pomposo manto di retorica un ben tenue contenuto.